La vera storia del Cavallo del Palazzo della Ragione

Lo sapevate che originariamente si trattava di una giostra? E che per 400 anni è rimasto senza testa e senza coda? E che non è vero che si tratta di un'opera del Donatello?

La nostra mente, quando parliamo di monumenti equestri padovani, si rivolge subito al celebre Monumento equestre al Gattamelata, realizzato da Donatello a metà ‘400 e situato al cospetto della Basilica del Santo.

Tuttavia, circa una ventina d’anni dopo, nel 1466, un altro equino colossale calca le vie patavine: è il Cavallo di Legno costruito, per commissione di Annibale Capodilista, in occasione della giostra nel contesto della sfilata carnevalesca di quell’anno.

La statua, dopo il corteo da Piazza dei Signori a Prato della Valle, viene conservata nel palazzo dei Capodilista a San Daniele, dov’è notata persino dal Vasari, primo leggendario storico dell’Arte della Penisola, il quale la attribuirebbe a Donatello stesso, se non fosse morto proprio nel 1466 a Firenze.

Per quasi quattro secoli il Cavallo di Legno rimane nel palazzo dei Capodilista, finchè, nel 1837, Giorgio e Giordano Emo Capodilista decisero di donarlo al Comune di Padova, posizionandolo nel Salone di Palazzo della Ragione, dove oggi dimora.

Lo storico Vasari nella sua «Vita di Donatello», scrive che nel 1466 il conte Annibale Capodilista ordinò al grande fiorentino di costruire un cavallo di legno il quale, sormontato dalla statua di Giove, servì per una gran giostra di cavalieri avvenuta a Padova nello stesso anno. Ma, come scrive il nostro chiarissimo prof. Ronchi, l’attribuire a Donatello questa lavoro non è cosa sicura, perchè questi si allontanò da Padova nel 1453, e forse questa attribuzione deriva dal fatto che il cavallo eseguito da ignoto artista e una copia di quello del Gattamelata, opera questa di Donatello.

Il cavallo di legno, privo della testa e della coda, rimase per quasi quattro secoli nel palazzo Capodilista, finchè quella nobile famiglia lo regalò al Comune di Padova, che lo fece trasportare l’11 dicembre 1837 nella grande Sala della Ragione. La testa e la coda, che ora si vedono, vennero copiate da quelle del Gattamelata dallo scultore e decoratore Antonio Gradenigo, e su quei modelli venne eseguite dall’altro scultore padovano Agostino Rinaldi.

da Curiosità storiche Padovane 1 di Ignazio Sommer